L’artista Pier Manuel Maria Cartalemi, nel corso dei suoi anni di studio, ha avuto la possibilità di conoscere moltissime tecniche per la realizzazione delle sue opere.
La creatività suscita l’esigenza di scoprire nuovi materiali e nuove forme, ma diversi materiali hanno bisogno di differenti approcci, svariati strumenti e tempistiche più o meno impegnative.
La possibilità di assemblare più materiali e combinare le tecniche, fa della ricerca artistica di Cartalemi, una delle carte vincenti per la produzione di opere uniche ed originali.
Ecco alcune delle materie e materiali che l’artista fa proprie per la riuscita dei suoi lavori.
Realizzare una scultura in pietra ci porta ad immaginare un lavoro atto a durare nel tempo, destinato all’eterno. Togliere, scalfire, scavare e scoprire cosa si cela dentro il blocco che lo scultore si trova davanti, è una delle fasi più affascinanti del campo artistico. Esistono tantissimi tipi di pietra, differenti per natura, durezza e colore. Tra gli utensili adatti alla lavorazione delle pietre non possono mancare martello, subbia, scalpello, gradina, ma anche elettroutensili come flex e trapano o martelletti pneumatici. Ogni attrezzo lascia il suo segno come la superficie pettinata di una gradina o i segni di una subbia ben appuntita. Una delle pietre preferite da Pier Manuel Cartalemi è il basalto lavico dell’Etna, colore che varia dal grigio al nero in base all’eruzione vulcanica che lo ha generato. È una pietra resistente, molto dura, si può trovare compatta o anche molto porosa, per lavorarla è necessario l’utilizzo di utensili diamantati e di scalpelli con la punta in Widia. Da alcuni decenni a questa parte, il basalto dell’Etna si è rivelato adatto anche alla ceramizzazione, moltiplicando la possibilità di creare oggetti strabilianti di enorme pregio. Sempre in Sicilia si trovano anche altre pietre di origine arenaria (più tenere) che si prestano molto in ambito artistico.
La lavorazione dei metalli è qualcosa di antico e primordiale; che affonda le sue radici nella storia, ai tempi delle prime civiltà umane.
Reperti archeologici dimostrano come i primi uomini utilizzavano il ferro o il bronzo per la realizzazione di armi, utensili e piccoli gioielli.
Nel corso del tempo le tecniche si sono evolute trovando sempre modi nuovi per lavorare ed impiegare i metalli.
Oggi abbiamo a disposizione innumerevoli tecniche di lavorazione per ogni metallo e i suoi derivati.
Nel mondo della scultura è molto utilizzato il bronzo, ma anche il ferro, l’alluminio e avendo la possibilità economica anche argento e oro.
I metalli possono essere fusi e colati in forme apposite, saldarli in più pezzi, o lavorarli a freddo tramite battitura detta cesello o sbalzo.
Il bronzo, ottone, alluminio, oro e argento possono essere fusi col sistema della cera perduta.
Processo molto complesso e costoso che prevede la realizzazione del modello in cera, opportunamente dotato di indotti e sfiati, viene inglobato da un materiale refrattario (gesso e polvere di mattoni) che fungerà da stampo.
Una volta infornato, la cera uscirà per lasciare un’intercapedine vuota che sarà riempita dal metallo fuso.
Il metallo entra nello stampo o per la semplice forza di gravità o, nel caso della microfusione, per effetto del sottovuoto.
È uno dei sistemi più complessi e costosi per realizzare delle sculture in metallo, d’altro canto, permette di realizzare opere di grande pregio.
Meno costosa è la fusione a sabbia, il modello viene pressato su della sabbia refrattaria lasciando così un’impronta che verrà riempita dal metallo.
Questa tecnica, però, non permette la riproduzione di qualsiasi cosa, ma solo di oggetti che non presentano sottosquadri.
La tecnica del “cesello” o “sbalzo”, è molto pregiata e richiede parecchia pazienza. La tecnica consente di modellare una lastra di metallo battendola su un materiale più morbido come piombo, pece o feltro.
Si lavora in negativo (alla rovescia) per creare i volumi sporgenti dal dritto, lo stesso lavoro si può fare dalla parte buona per definire i particolari fino ad ottenere il risultato desiderato.
In fine è possibile incidere la superficie col bulino o incisore elettrico per una maggiore risolutezza o per arricchire la superfice con ulteriori decori.
I metalli possono anche essere saldati, questo permette di lavorarne diverse parti per poi assemblarle insieme.
I vari tipi di saldatura sono: ad arco elettrico (per il ferro), o brasature per la maggior parte dei metalli.
Esistono tantissimi altri tipi di ti tecniche di lavorazione e saldatura, ma queste sono quelle più usate dall’artista per le sue opere.
Il gesso è da sempre considerato un materiale povero, facilmente reperibile ad un basso costo, ma in scultura, è uno dei principali materiali per realizzare calchi o vere e proprie opere. Può essere impastato e colato in una forma (sempre in gesso o gomma) e una volta asciutto può essere lavorato con scalpelli, raspe o carteggiato. Ne esistono diversi tipi, quello che si presta di più per la scultura è il gesso scagliola e quello alabastrino. Il gesso è molto fine, riesce a conservare le impronte digitali, può essere armato con ferro, legno e canapa da idraulico aumentando le prestazioni tecniche. Permette la realizzazione di stampi rigidi per l’argilla, lo stesso gesso, e altri materiali come resine e metallo fuso. È possibile trattarlo con qualsiasi tipo di vernice o colore.
Fino a non molto tempo fa, gli stampi venivano realizzati in gesso, ma, come detto prima, è un materiale rigido che permette fino ad un certo punto di poter realizzare un’impronta per la riproduzione di oggetti. Qualora l’oggetto da riprodurre, dovesse presentare dei sottosquadri complessi, si rende necessario creare dei tasselli che ne permettano l’estrazione del modello, oppure si utilizzano le gomme siliconiche. La gomma usata per creare degli stampi, è un’invenzione moderna che risolve molti problemi per lo scultore, il quale può realizzare degli stampi in un unico pezzo e molto più semplici da usare. Questo tipo di gomme hanno un costo elevato, quindi se ne fa uso solo per la riproduzione di più pezzi in serie.
La ceramica è una delle pratiche più antiche e diffuse già dalla preistoria. Si inizia dalla lavorazione dell’argilla sotto forma di vasi, sculture, monili e qualsiasi altra cosa la fantasia suggerisca. Dopo un’accurata essiccazione, i pezzi vanno infornati ad alte temperature (960°-1100°) ottenendo così il “biscotto”, la classica terracotta, rossa, bianca, nera, blu... dipenderà dall’argilla usata e dalla temperatura di cottura. I pezzi ottenuti possono essere ulteriormente lavorati, smaltandoli e decorandoli, usando delle sostanze particolari derivate da polveri di silicio ed altri minerali, che infornati nuovamente tra 920°-960° fondono e vetrificano. Così si ottiene la maiolica, comunemente detta ceramica, caratterizzata da colori brillanti e destinati a rimanere inalterati nel tempo. Esistono diversi tipi di smalti e ossidi da usare nella maiolica, la loro particolarità è che acquisiscono profondità e brillantezza dopo la cottura. Esistono smalti con riflessi metallici o addirittura vernici che vengono applicati sui manufatti per essere nuovamente infornate, si chiamano lustri o colori per il terzo fuoco (dipende dal numero di cotture). Sono molto costosi, soprattutto quelli a base di Argento, Oro o Platino, che impreziosiscono l’oggetto per bellezza e virtuosità che richiede la tecnica.
La capacità dell’artista nell’utilizzo di diversi materiali gli permette di allestire grandi scenografie: leggere, mobili, smontabili, e con un proprio sistema di illuminazione. Sono spesso realizzate in cartapesta, polistirolo o schiuma poliuretanica, con armature in legno o ferro. Molte di esse sono anche dipinte e decorate con qualsiasi tipo di colore, tempera, acrilici, smalti ecc.
La cartapesta, considerata da sempre una tecnica povera, permette la realizzazione di manufatti di qualsiasi dimensione (da piccoli oggetti alle enormi maschere per i carri allegorici a carnevale). La cartapesta si può lavorare in due modi, le tradizioni più antiche volevano che la carta fosse sia ridotta in poltiglia in soluzione con acqua e colla, o sovrapponendo dei fogli di carta (preferibilmente porosa) fissandoli con un collante (carta da parati o colla vinilica). In entrambi i casi si lavora su un modello in argilla o dentro uno stampo preventivamente trattato con un distaccante. Una volta asciutta la cartapesta si ottiene un oggetto robusto e leggero che può essere poi stuccato e carteggiato con risultati davvero sorprendenti.
La resina è un materiale sintetico molto versatile adatto per colaggi e molto altro. Si possono aggiungere delle polveri (marmo, polveri metalliche, sabbia) per irrobustire il materiale o addirittura usarlo con la fibra di vetro. Oggetti piccoli o grandi che siano, hanno una notevole resistenza tecnica, è possibile armarli anche con delle strutture in ferro o legno, resiste alle intemperie. Il colore della resina dipende dalla tipologia e composizione, da quelle perfettamente trasparenti a quelle colorate, è possibile anche colorarle usando dei pigmenti da miscelare nell’impasto oppure usando smalti e vernici da applicare una volta asciutta. La resina la si può acquistare liquida o in pasta e solidifica per mezzo del catalizzatore da dosare in percentuali specifiche.
Qualsiasi oggetto realizzato con qualunque materiale può essere nobilitato ed impreziosito con l’applicazione di una pellicola metallica. Questa tecnica consente di dare ad un oggetto, opportunamente preparato, un aspetto metallico dorato, argentato o ramato. La tecnica tradizionale è molto complessa e prevede la preparazione del fondo con colla di coniglio e gesso di Bologna. Esiste però un metodo più veloce, con una semplice “missione” pronta all’uso, una colla speciale che fa aderire la pellicola metallica su qualsiasi oggetto. Le foglie metalliche utilizzate sono spesse decimi di millimetro e si possono trovare in oro zecchino, argento, o rame, ma esistono anche delle foglie più economiche in similoro o “oro francese” che altro non è che una lega di rame, zinco e altri metalli in piccolissima percentuale; oppure, dei fogli metallici in lega di alluminio molto simili all’argento.